Giovannina adora giocare ad essere un’ape.
E’ una bambina che sfugge, ma se vuoi tirarle fuori le parole più sincere, puoi andare a parlarle mentre gioca tra i fiori, mimetizzandoti con lei nel campo che c’è dietro casa sua.
A Giovannina il sapore del miele risulta stomachevole, ma se le ricordi chi lo produce, lei lo manda giù con la soddisfazione di un capitano d’industria che assapora il frutto del lavoro dei propri operai.
All’inizio la madre era molto preoccupata di questa pericolosa attrazione della figlia per le api; temeva infatti che si potesse spingere fino a cercare gli alveari, finendo per essere punta da uno sciame inferocito. E invece Giovannina è sempre riuscita a fare i movimenti giusti e a farsi tollerare – con le sue storie – dalle api tra quei fiori.
Questo gioco bellissimo si è però svolto solo dalla primavera all’estate del 1918.
Un giorno poi a casa di Giovannina è arrivato l’inverno ed è durato per sempre.
Da quella stagione, la bambina ha atteso l’arrivo delle api da una finestra che i genitori hanno provveduto a costellare di fiori. Non è come sdraiarsi nel campo – certo- ma è comunque l’unica cosa che riesca a strappare un sorriso agli occhi di Giovannina. Quegli occhi dolci come il miele, ma che riescono a trafiggerti come un pungiglione avvelenato di tristezza.





Le famiglie si contraddistinguono per mille peculiarità. “Nessuna è uguale all’altra”, “tutte sono uguali se vai nel dettaglio dei problemi”, “nessuna è perfetta”, “proprio quelle che sembrano perfette sono in realtà le peggiori”, e se chiedi alla signora appena incontrata sulla panchina della fermata del bus avrai un’altra risposta simile, ma io da piccola non lo sapevo. Io ho fatto l’asilo dalle suore, la colonia estiva dalle suore e, visto che mia mamma appartiene alla scuola di pensiero del squadra che vince non si cambia, nel caso in cui mi fosse sfuggito qualche concetto, pure le elementari le ho dovute fare dalle suore! Non so se è stata l’educazione cattolica, ma io le famiglie dei miei amici le dividevo in due categorie: chi aveva delle tradizioni di famiglia e chi invece non le aveva. Io, ovviamente, facevo parte della seconda. Esisteva la sotto-categoria di chi aveva la casa (di città o di campagna) di Barbie e chi no, ma valeva solo per le femmine, quindi non conta.