Sedevo a riva, arsa dal sole greco del mattino ma rinfrescata da una lieve onda che, sistematica, terminava su di me i suoi rintocchi.
Una sirenetta alla deriva vista da te, un’ipotensiva spiaggiata probabilmente vista dagli altri.
Ciondolante tra un ragionamento incrostato e l’altro pensavo a come mai, fin da piccoli, l’esclamazione “andrei a vivere con te su di un’isola deserta” rappresenta l’idea suprema, un obiettivo irraggiungibile e il coronamento estatico di un amore.
Avendo intravisto una traccia su cui rimuginare, inizi a scandagliare nella tua memoria la presenza di prove a sostegno di quell’intuizione. Continua a leggere
Le famiglie si contraddistinguono per mille peculiarità. “Nessuna è uguale all’altra”, “tutte sono uguali se vai nel dettaglio dei problemi”, “nessuna è perfetta”, “proprio quelle che sembrano perfette sono in realtà le peggiori”, e se chiedi alla signora appena incontrata sulla panchina della fermata del bus avrai un’altra risposta simile, ma io da piccola non lo sapevo. Io ho fatto l’asilo dalle suore, la colonia estiva dalle suore e, visto che mia mamma appartiene alla scuola di pensiero del squadra che vince non si cambia, nel caso in cui mi fosse sfuggito qualche concetto, pure le elementari le ho dovute fare dalle suore! Non so se è stata l’educazione cattolica, ma io le famiglie dei miei amici le dividevo in due categorie: chi aveva delle tradizioni di famiglia e chi invece non le aveva. Io, ovviamente, facevo parte della seconda. Esisteva la sotto-categoria di chi aveva la casa (di città o di campagna) di Barbie e chi no, ma valeva solo per le femmine, quindi non conta.