Yangshuo II (13°giorno)

Ni Hao a tutti!
Questa mattina mi sono svegliata un po’ tardi a dire il vero, perché fuori pioveva e io ho scoperto di essere in Indocina. Essendo arrivata quando già la luna splendeva alta, non mi ero ben accorta di cosa ci fosse attorno all’hotel. Dalla mia finestra si vede una collina carsica altissima, proprio a poche centinaia di metri da qui e tutt’attorno è pieno di monti fatti a pandoro, verdi che ti tolgono il fiato.

Questa e’ Yangshuo e così ho chiesto ai proprietari dell’albergo se fosse possibile prolungare di due giorni il mio soggiorno. Salterò le 2 notti a Guilin, ma tanto anche da qui e’ possibile fare l’escursione alle risaie più a nord. E poi perché mai dovrei privarmi di questo spettacolo naturale quando non mi cambia nulla rimanerci? Questo posto è una delle mete più desiderate del mio viaggio e non avrei mai creduto che fosse a tal punto suggestiva. Insomma, benvenuto fuori-programma!

Cosa ho fatto oggi? Sono rotolata giù dalla Collina della Luna Crescente.

Andiamo con ordine. Affittata la bici qui in hotel, con una cartina approssimativa (ma con la bussola della Ceci nello zaino), sono andata verso le Grotte della luna. Arrivata al ticket office ho conosciuto Leila, Stephen e Peter, che come me si stavano dirigendo là. Infine si sono poi aggiunti tre statunitensi (una coppia con la figlia archeologa che e’ stata a fare uno scavo in un paesino vicino a Pescara…robe da matti!).

Le grotte sono una sorta di Grotte di Frasassi, ma meno belle, più piccole e strette. Molto strette e a volte talmente basse che dovevi camminare anche con le mani. Io ovviamente no, visto che non sono così alta. Eh si, non dico bassa perchè qui in Cina risulto alta, anzi, qui in Cina sono una bella stanga di ragazza, a volte più alta di molti ragazzi che vedo. Viva il riscatto sociale!

Dicevo che queste grotte in italia non avrebbero mai avuto l’agibilità, visto il percorso molto scivoloso e impervio. Abbiamo iniziato su una barca stile gondola che ci ha introdotti nella grotta. Non c’erano remi, il guidatore ci trainava tramite una corda. Una volta scesi siamo andati a piedi e la prima tappa è stata la piscina di fango.
Sì ho fatto i fanghi! L’acqua era fangosa, fredda e si galleggiava in una maniera incredibile, come nel Mar Morto. Dopo siamo passati ad una piscina in cui ci siamo lavati via il fango e infine siamo stati una buona mezz’ora in una piscina a temperatura altissima. Una vera goduria… Ehi, quando dico “piscina” ovviamente intendo qualcosa di scavato nel tempo dall’acqua nella roccia.

Durante il percorso ho chiacchierato con Leila (inglese), Stephen (inglese ma che lavora in Corea) e Peter (irlandese di Dublino). Hanno molto apprezzato il mio humor (oltre che il mio accento non propriamente british) e io il loro, quindi le ore sono volate. Eravamo quattro persone in viaggio da sole. Strano vero?

Dopo le grotte abbiamo visto bene di sfidare la pioggia (faceva qualche goccia), decidendo di dirigerci in bici verso la Collina della Luna Crescente.
Siamo saliti in un’ora tramite 800 scalini, una bazzecola per me dopo il TaiShan (leggi post), se non fosse stato per il fatto che pioveva “di brutto”. Per fortuna avevo un k-way anche per il mio zaino con la Nikon dentro. Arrivati su però irruppe la magia: si vedeva un arcobaleno enorme che avvolgeva tutto il panorama. Mi è caduto il mento.


Lassù nell’apertura (vedi foto) c’erano dei ragazzi che facevano arrampicata. Io ho fatto alcune foto alle nuvole visto che erano stupende…

Al termine della pioggia decidiamo di scendere.
Non vi ho detto ancora che io ho avuto la brillante idea di uscire con le infradito. Quelle leggerine leggerine.


All’inizio i mie compagni d’avventura (con le scarpe) hanno avuto qualche avvisaglia di scivolata. Ma io niente.

Gli scalini erano viscidi e a volte coperti di un sottile strato di fango misto foglie. Ma io niente.

Verso la fine della discesa, mi fanno domande sul mio lavoro. E lì mi distraggo. Non avrei dovuto farlo.
Metto male un piede e scivolo, facendomi tre gradini di sedere. La Nikon salda in mano avvolta nel k-way.
Solo un po’ di spavento e tante risate generali.

Si vede la fine della gradinata, la strada e le bici.
Metto molto male il piede, e volo giu’. Ma questa volta non di sedere ma di faccia. Proteggo prima la Nikon, poi me stessa. Vado giu’ prima con le ginocchia e poi con una spalla e salvo la Nikon.
Loro hanno il volto sconvolto. Io sono un mostro di terra.
Adesso mi rendo conto di avere dei lividi sulle ginocchia e male un po’ ad una caviglia, ma fondamentalmente sono salva e la Nikon illesa.
Mamma stai tranquilla. Dopo le 17 ore in treno sono immortale.

Il ritorno in paese poi è stato surreale. Attraversando risaie, incontrando contadine che raccolgono le noccioline e le mettono sul carretto, uomini che portano a pascolare il bufalo, papere sulla strada in fila… tramonto sui panettoni verdi… sembrava di essere su un set cinematografico.
Questo è ciò che mi è capitato oggi.

Domani mi avventurerò per le campagne in un altro giro in bici (http://images.chinahighlights.com/city/guilin/map-of-yangshuo.jpg).

Non ho resistito un giorno di più e stasera mi sono comprata un cappello tipico cinese. Una geniale invenzione contro il sole e la pioggia improvvisi.

Un abbraccio a tutti,
In sella a una nuvola

2 pensieri su “Yangshuo II (13°giorno)

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