Certo che se dovessi chiosare su quello che mi e’ successo oggi direi “tutto è bene quel che finisce bene”.
Ma partiamo con ordine…
L’ultima mattina a Beijing e’ iniziata con delle chiacchiere a colazione con una signora cinese della Cina centrale. Le ho raccontato su sua richiesta del viaggio e lei e’ rimasta sconvolta dal fatto che avessi 31 anni (attenzione! sta diventando il mio gioco preferito!!), giurando che pensava ne avessi 18. Ora e’ un dato ufficiale: lo sguardo di preoccupazione delle signore cinesi che ho incontrato in stazione con lo zaino enorme sulle spalle era motivato dal fatto che pare io dia l’impressione di essere “scappata di casa”. Divertentissimo!!!
Le ho raccontato del fatto che stessi viaggiando fino ad Hong Kong, dove vive il mio Kung Fu Master. “Vuoi diventare un’eroina del kung fu? Una star televisiva?”, mi ha chiesto. Dopo queste domande, ho raccolto da terra le “braccia” e le ho raccontato quali fossero i benefici del kung fu sulla persona. Ecco… non so se rendo l’idea: un’italiana che spiega ad una cinese perché e’ meglio fare kung fu che giocare a calcio, ad esempio. Questo mi ha fatto molto pensare circa il fatto che il kung fu sia molto spettacolarizzato in tv, in ogni salsa possibile immaginaria e veramente come dice una saggia nuova amica, qui il kung fu è visto come un’industria e si sono un po’ persi di vista i valori e i benefici legati alla sua pratica.
La conversazione e’ stata comunque interessante (spero anche per lei) e ho sfruttato l’occasione per togliermi un po’ di curiosità sulla situazione del Tibet, chiedere quale sia la religione più praticata (il buddhismo) e confermarmi che il Buddhismo tibetano non c’entra nulla con quello praticato ad esempio in Cina. Quello tibetano e’ proprio una branca a parte, legato alla figura dei lama (vedi Tempio dei Lama visitato l’altro giorno), una sorta di tramite (come i sacerdoti nel cristianesimo) tra la persona e Buddha.
Non ho visitato il mausoleo di Mao né il Museo dei Lavoratori, perché mi sono accorta di non aver visitato uno dei migliori capolavori architettonici della Cina. Presto fatto, arrivo al Tempio del Cielo, immerso in un parco di 127 ettari sotto 38°C. E’ una sorta di Stonehenge cinese. Una serie di templi in cui l’imperatore faceva sacrifici affinché ci fosse pioggia e buon raccolto. Essendo la Cina basata in antichità sull’agricoltura, quella era inevitabilmente la maggior preoccupazione dell’imperatore, su cui infatti si giocava il posto di lavoro!
L’Altare del cielo è una piattaforma circolare di marmo bianco ricca di decorazioni a forma di nuvola stilizzata (!), draghi e fenici (vanno quasi sempre in coppia!) posta su tre livelli; la sua particolarità risiede nel fatto di essere studiata sul numero 9.
Il 9 e’ un numero dispari e quindi yang (maschio, chiaro, pieno; mentre yin e’ pari, femmina, scuro, vuoto, eccetera); non solo, il 9 e’ il numero dispari più alto tra i numeri ad una cifra e quindi simboleggia il cielo, ma anche la realizzazione. Tutto il calcolo architettonico di questo grande altare circolare si basa su principi cosmologici legati al 9 e ai suoi multipli.
Al centro vi e’ un disco e su questo, al solstizio d’inverno, l’imperatore faceva il sacrificio propiziatorio (ora è divenuto il punto privilegiato dove farsi fotografare). Interessante come periodo. Ricordo come invece a Stonehenge questi tipi di sacrifici (in una delle possibili spiegazioni circa la funzione che il sito avesse) venissero fatti nel solstizio d’estate. Cosa c’entra? Nulla! Ma appena messo piede lì dentro ho pensato a Stonehenge 🙂
Ho anche scoperto una cosa carina, e qui chiudo la sezione Beijing, ovvero che i lunghi corridoi in legno che ci sono in prossimità dei templi avevano una funzione precisa e non decorativa; infatti, si credeva che le offerte votive non dovessero essere assolutamente contaminate da polvere, vento, acqua e fuoco e che quindi l’imperatore doveva necessariamente utilizzare il corridoio coperto per raggiungere l’altare votivo.
Oggi questi splendidi corridoi vengono utilizzati dagli abitanti della zona come luogo di ritrovo. Io adoro il loro modo informale di ritrovarsi. Così come il giocare insieme a qualsiasi cosa e il praticare insieme gli sport all’aria aperta. Oggi ho assistito ad un allenamento di volano con i piedi. Deve essere faticosissimo vista la fatica sui polpacci dei signori. E poi un classico: la pratica collettiva del “tai chi” nel parco del tempio.
Direzione Tai’An. Arrivo in stazione Beijing South e penso di aver sbagliato posto. Era una sorta di aeroporto con le hostess posizionate a dei check-in dietro i quali c’era l’accesso ai binari ferroviari attraverso una scala mobile discendente. Negozi tra un gate e l’altro, e numero di vagoni che indicavano a quale dei due gate (due per ciascun treno ovvero check-in). Roba da ritorno al futuro!!! Non mi sarei stupita se una hostess fosse arrivata con uno skate volante! Non so se ve l’ho già detto ma ogni biglietto e’ associato al numero del tuo documento d’identità!
Scendo le scale e mi trovo delle capsule bianche lucentissime. WOW! Salgo e dentro sembra un sogno. Bellissimo vagone con un metro di spazio tra i sedili. Partiamo! Alè! Senza volerlo ho preso un treno veloce: media di velocita’ 307 Km\h. Avevo lo stomaco che all’inizio ne ha risentito. Al picco della velocità il telefonino diventa inutilizzabile. Che esperienza!!!!
E così mi faccio un viaggio pensando a quanto i cinesi fossero “avanti” rispetto a comodità delle carrozze e al fatto che nei bagni avessero le turche. Diciamocelo chiaramente: e’ impossibile usare la tazza senza scontrartici, per di più se la tua altezza non raggiunge il metro e settanta neanche a pregare la madonna di Lourdes per una vita. Meglio la turca 🙂 Nel corridoio tra un vagone e l’altro, fuori dai bagni, c’era un lavandino con un enorme specchio. Non aggiungo altro perché penso a Moretti e mi viene rabbia….
Scendo dal treno e le mie indicazioni sull’ostello mi dicevano: appena esci ce l’hai davanti.
A questo punto se hai problemi di cuore fermati qui. Un abbraccio e a domani!
Mamma soprattutto tu fermati qui!
🙂
fidati!
Per tutti gli altri.
Allora. Esco dalla stazione. Nebbia. Nessun edificio. Solo taxisti e un poliziotto.
Una zona artigianale senza capannoni.
Solo lampioni.
Chiedo al poliziotto e gli faccio vedere il nome dell’ostello sul mio foglio. E’ scritto in caratteri occidentali.
Lui non parla inglese e il nome non gli dice nulla.
Il nome della via neppure.
Vengo accerchiata nel frattempo da 8-9 taxisti che cercano di capirci qualcosa.
Io simulo sicurezza e soprattutto simulo di avere valide alternative a loro (mi sembrava una tecnica sensata).
Nessuno parlava inglese.
Nessuno aveva idea di dove fosse il mio ostello e quale fosse.
Oh merda!
A quel punto parte una serie di telefonate. Ognuno di loro inizia a chiamare un conoscente che ne masticasse di inglese, per capire dove fosse il posto. Appena agganciato il personaggio, questo mi veniva passato e io a cercare di spiegargli dove fosse.
Era una situazione tragicomica. Eppure…. non riuscivo ad impaurirmi… mi sembravano desiderosi di guadagnarsi la corsa e poi diamine, c’era il poliziotto no?!
A un certo punto uno sembra aver capito e mi porta alla sua macchina. Ecco, proprio l’unico taxista non ufficiale. Oh merda! Non avevo scelta, purtroppo.
Nel tragitto cerco di dire due cose con la guida linguistica della Lonely Planet, lui mi fa ripetere alcune cose, io dentro di me pensavo “ecco adesso mi starà facendo dire – sono una turista scema e adesso mi faccio fregare”. Ma sembrava non in cattiva fede. La sua andatura era un po’ spericolata nei momenti in cui mi prendeva la guida in mano e si metteva a leggere mentre guidava… ma tanto eravamo in un semi-deserto, qualche pedone coraggioso sulle strisce, qualche strisciata alle macchine e poi mi ferma davanti ad un hotel. Non il mio!!!!!
Al mio numero civico non c’era nulla, o meglio, non c’era nessun numero 14! Pago il corrispettivo di 5 euro e entro nell’hotel al civico dopo. Nessuno che parlasse inglese. Uno tenta di dirmi che l’hotel era quello sebbene il nome diverso…mmm… poi alla fine mi porta in un’altra stanzina e…magia: l’ostello era dentro l’hotel in una sorta di matrioska turistica.
Pago la mia stanza con il resto che mi ha dato il taxista e scopro che, il buon uomo, mi ha rifilato 5 euro (50Yuan) falsi. Il ragazzo della reception e’ stato poi 5 minuti a formarmi su come riconoscere soldi cinesi falsi e ora, dopo aver avuto quei 2 minuti in cui ti senti una sprovveduta, penso che poteva andare peggio.
Eh sì’… poteva andare peggio! Potevo essere a Shangai in mezzo al tifone più forte degli ultimi anni!!
Insomma, il taxista non era una cattiva persona era solo un po’ truffaldino… la prossima volta cercherò di tenere ancora gli occhi più aperti 🙂
Ora si stanno per chiudere.
Domani scalerò il Tai Shan, monte sacro taoista, considerato il più importante della Cina anche per quella che considerano la sua energia. Andatevi a vedere qualcosa su youtube! E’ strepitoso!!!!
Un abbraccio e a domani (sarò più sintetica ma il racconto andava snocciolato nel dettaglio).
In sella a una nuvola
ps.
Mamma tranquilla che qui sono brave persone. Guardano solo un bel po’ al soldo 😉
pps.
Domani vi racconto un po’ del cibo….