Da YangShuo a DinghuShan (18°giorno)

Guangzhou

Ni Hao!
Come è andato il viaggio in pullman?
Il pullman era una sorta di grande camper, con tre file di letti a castello (due attaccate ai finestrini e una centrale) a due piani. Non c’erano delle lenzuola, ma una coperta di pile (ovvero di pail) pesantissima e un cuscino di velluto. In questi momenti ho imparato a mettere da parte la mia ossessione per la pulizia ed è quindi un grande passo avanti di questo viaggio. Come faccio?

Penso che la mia pelle non sia piena di recettori, come nella realtà, ma penso di avere una sorta di copertone (tipo pneumatici delle auto) lavabile che non assorbe nulla e che può essere pulito in ogni momento. Io sono solo una superficie impermeabile. I miei capelli sono solo capelli. E così via.In questa maniera sono riuscita addirittura a coprirmi con quella coperta che chissà in quanti avranno utilizzato. Ero vestita ovviamente, ma l’aria condizionata era sparata a mille.
 

Una cosa che non vi ho detto e’ che qui, in ogni hotel\ostello, c’è un piumone per coprirsi, in quanto si dà per scontato che tu di notte dormi con l’aria condizionata accesa. Brutta cosa!Ho dormito qualche ora sul pullman, ma le frenate improvvise dell’autista mi svegliavano continuamente. Non potete capire come guidano… finché ovviamente non lo provate. Non ci sono regole se non quella del clacson. Il pomeriggio in pullman e’ stato un incubo: discesa di curve a gomito senza toccare i freni se non all’ultimo momento. A quel punto, di notte, mi sono detta: “Ok. So che SE morirò in Cina, sarà in un incidente, così meglio se succeda nel sonno”. In questa maniera mi sono addormentata.

Alle 6:20 siamo arrivati a Guangzhou dove ho cercato una biglietteria per trovare informazioni circa un autobus per Zhaoqing. In una stazione decisamente grande, la ragazza alla biglietteria parlava inglese. Meno male… Pullman alle 7:00 dalla piattaforma 41, gran colpo di fortuna!Il pullman ci mette 1h30 in meno del treno e non devo aspettare fino alle 14:05.Non sapevo se Zhaoqung fosse stato o meno il capolinea, quindi durante il viaggio mi sono letta tutti i cartelli stradali. Arrivata a Zhaoqing però il viaggio non era terminato: il mio obiettivo era il DinghuShan, quindi altra biglietteria, altro giro, altra corsa. Peccato che in questa zona l’inglese è un idioma sconosciuto!Carica con lo “zainone” sulle spalle, lo zainetto davanti e una borsa in mano, ho preso la mia guida linguistica comprata in aeroporto a Xi ‘An, ho tirato fuori l’indirizzo dell’hotel che a YangShuo mi ero fatta scrivere in caratteri cinesi e ho cercato di spiegarmi al meglio. Autobus n°21! Il signore della stazione mi da in mano questo biglietto e m dice in cinese di andare dritto fuori sulla sinistra. Ovviamente io capisco ciò dal linguaggio non verbale.

Mentre ero lì che attendevo l’autobus, mi si avvicina una ragazza cinese che, insieme ad un altro ragazzo, mi chiede in un inglese poverissimo se avessi bisogno. Che gentile, penso. Così le faccio vedere l’indirizzo che avevo segnato sulla mia fotocopia e si consulta con un’altra persona in attesa del bus. Era quella la fermata giusta. Così salgono sul mio stesso bus per Dinghu.Non sapevo quale fosse la mia fermata. Dopo 40 minuti chiedo per puro caso ad una ragazza se fossi nei pressi dell’indirizzo, lei timidissima non mi sa rispondere. Allora il vecchietto dietro di me mi batte una mano sulla spalla e mi chiede di leggere il foglietto. Non ci vedeva per niente bene, doveva serrare gli occhi per leggere. Annuisce un po’ con la testa e mi dice che avevo probabilmente appena passato l’indirizzo indicato. Mi fa cenno di scendere.

Non so per quale motivo stessi dando più credito a quel vecchietto con il carrellino della spesa al seguito, piuttosto che alla ragazza conosciuta alla fermata, ma di certo i vecchietti cinesi per il momento non mi avevano mai delusa (a parte la vecchietta del fiume Li che ho poi seminato con una zattera di bamboo).

Sono scesa. Ero in mezzo ad una strada di cui non conoscevo il nome.

Tutto era in cinese. Guardavo l’autobus allontanarsi e l’espressione perplessa della ragazza della fermata. Dentro di me, mi dico che forse lei pensava che io volessi andare direttamente al parco naturale del Dinghu Shan, cosi’ mi rassicuro sulla scelta fatta di scendere. Fermo una passante e le mostro l’indirizzo. Si mostra interdetta e poi mi indica di chiedere all’hotel che avevo alle mie spalle, davanti a dove mi aveva lasciato il bus.Non ci crederete mai, ma quello era proprio il mio hotel e quando sono entrata la ragazza alla reception – che parlava inglese come io l’aramaico antico- mi ha scritto subito su un foglio il mio nome e cognome. Questo mi ha fatto pensare: 1) che serie di colpi di fortuna che avevo inanellato in questo strano giorno, che a volerli mettere in fila davvero non ci sarei mai nemmeno riuscita con una laurea in ingegneria logistica; 2) che qui di turisti stranieri non se ne vedono proprio.
Hotel a Dinghu
Non credo di avervi detto che qui in Cina hanno un modo differente per contare i piani. Per loro il primo piano è ciò che per noi e’ il piano terra. Il secondo è il nostro primo piano. E’ una piacevole scoperta quando non c’è l’ascensore e sei carica come un mulo, e tu devi fare solo due piani e non tre per arrivare in camera 🙂Ho dormito il resto della giornata fino alle 18.00. La doccia mi aveva rilassata e dovevo recuperare il sonno disturbato del pullman. E’ inutile, se giri da solo viaggiare di notte non ti fa recuperare tempo. Tanto dormi poco e male. Ho tralasciato dettagli sul mio check in in hotel, ma praticamente ho fatto check in parlando al telefono con un conoscente della segretaria via telefono. Mi diverte un sacco questa cosa!

 

Uscita dall’hotel per guardarmi un po’ intorno, vengo fermata da quattro ragazzi. Forse il mio incontro casuale di oggi. Parlano inglese! Mi chiedono di compilare un questionario per una tesi di laurea. Io gli spiego che non leggo il cinese. Allora facciamo due chiacchiere, oltre che due foto insieme (ovviamente), e così mi spiegano che stanno facendo una ricerca sui visitatori del parco naturale del Dinghu Shan (è la montagna a 200 metri neanche dal mio hotel) per la loro tesi in scienze naturali.

Mi chiedono perchè avessi scelto proprio quella meta e io gli spiego che il mio interesse era nella visita del Tempio della Nuvola Cerimoniosa (Baiyun Si) lungo il percorso della montagna. Mi chiedono cosa faccio in Italia e io glielo dico. Poi mi chiedono cosa studiassi. Allora gli ripeto che cosa faccio in Italia, ovvero che lavoro e che gli studi li ho terminati da un pezzo. Sono perplessi. Intuisco il motivo e gli dico la mia età.La ragazza fa un saltello indietro sconvolta, si guarda con gli altri tre e inizia a ridere e a parlare in cinese. Io allora sorrido e spiego che so bene cosa stia pensando e che mi è già capitato di vedere quella reazione.

Il  teatrino si conclude, mi dicono che se voglio dalle 18 l’ingresso al parco naturale del monte è gratuito e gentilissimi si offrono per farmi fare un giro. Io però ci sarei andata domani, magari molto presto  per fare fotografie all’alba (sappiamo tutti che non riuscirò mai a vedere l’alba e fare foto a quell’ora, ma mai dire mai). Ci salutiamo e io divertita continuo a gironzolare.

Le mie guide sul DinghuShanCercare un internet point è stata un’impresa ma poi l’ho trovato. Anche qui gag sull’età, non parlavano inglese e non mi volevano far accedere perché pensavano fossi minorenne. Se non ho capito male, devi essere maggiorenne per andare in un internet point. Dopo aver fatto vedere il passaporto e il visto, ricevo la mia postazione.

Ho poi cenato di sotto in un posto carino. Carino perchè i ragazzi e le ragazze che ci lavoravano si sono adoperati tantissimo per comprendermi. Guida linguistica e traduttore simultaneo nel telefonino di un cameriere, hanno risolto il problema dell’ordinazione. Riso alla cantonese senza carne e lattuga al vapore. Buonissimi. Loro ridevano nel vedermi lì, come a TaiShan litigavano per decidere chi venisse a darmi i piatti di cibo e per 5 minuti sono rimasti a guardare da un lato come io mangiassi. Mi sentivo in un documentario sui leoni della savana di Discovery Channel. A quel punto mi sono girata verso di loro e ho sorriso.

Qua in Cina mi stanno facendo sentire troppo speciale… è pericoloso quando poi ti abitui a certi standard!Un abbraccio dal DinghuShan e a domani!

In sella a una nuvola

ps. mamma l’hotel e’ molto bello stai tranquilla! Ci sono solo dei piccoli Geki qua e là ma sono inoffensivi!

[ndr. le foto sono fuori fuoco. non so perchè!]

2 pensieri su “Da YangShuo a DinghuShan (18°giorno)

  1. Bellissimo il diario del tuo viaggio, sei anche una fotografa molto sensibile.
    Dalle tue parole arrivano al lettore le emozioni dei luoghi che stai visitando, in alcune foto sei riuscita a cogliere un particolare temporale solo dell’ istante dello scatto.
    Sono capitata sul tuo blog per caso, googolando alla ricerca di qualcosa sulle nuvole.
    Sinceri complimenti

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